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Fobia scolare e sociale

La paura di per sé non è una forma di patologia, anzi è un’emozione psicobiologica fondamentale per l’adattamento degli animali e degli esseri umani al loro ambiente circostante. Senza una dose di paura sana non si sopravvive, poiché questa è la reazione che ci allerta di fronte a reali pericoli e che ci permettono di fronteggiare tali situazioni dopo averle riconosciute come pericolose.

Tuttavia, come per le altre nostre reazioni psicofisiologiche, quando la paura supera una certa soglia rende le nostre modalità di reazione disfunzionali nei confronti degli eventi perché in qualche modo ciò che prima ci risultava essere una reazione naturale si trasforma in uno sforzo enorme fino a percepirlo come una incapacità di fare fronte all’evento stesso. La paura, quindi, diviene patologica quando la percezione della nostra realtà (interiore ed esteriore) diviene, impedente e invalidante, e necessita di essere trattata.

Le fobie rappresentano uno dei volti che può assumere la paura quando da risorsa diviene un limite.  Si può fare l’esempio della paura dei cani, ma può essere di qualsiasi cosa, quante la nostra mente è in grado di pensare, immaginare e così inventare: come animali, armi, l’aereo, la macchina, l’esposizione in pubblico, l’arrossire, il confronto sociale e così via. In questi casi si parla di fobia specifica. Ogni disturbo basato sulla paura è caratterizzato dalle proprie strategie messe in atto per fronteggiarlo, ovvero, dalle tentate soluzioni della situazione che, come spesso accade, piuttosto che risolvere il problema lo mantengono, lo incrementano creando un circolo vizioso patogeno. In un’ottica strategica, le principali tentate soluzioni nel caso delle fobie specifiche sono rappresentate da:

  • socializzazione del problema
  • evitamento dell’esposizione
  • richiesta di aiuto in caso di necessità

Tra le forme più frequenti di fobia, oltre a quelle di animali e situazioni specifiche, troviamo quella scolare nei bambini e ragazzi e la fobia sociale, sempre più comune tra gli adolescenti e in età adulta.

I compiti, la socializzazione, il rapporto con gli insegnanti e con il gruppo dei pari espongono alla paura di non essere all’altezza delle prestazioni e competenze richieste. Di fronte al disagio e all’evitamento scolare la figura adulta, nel tentativo di rassicurare ed essere d’aiuto al figlio, finisce spesso per minimizzare “non è nulla, vedrai passa”; razionalizzare la paura “quando vieni interrogato cerca di concentrarti”; “se ti distrai poi starai meglio”; fare promesse e incentivare “se vai a scuola ti prometto che…”, tentativi di convincimento fino ad arrivare al cambio della scuola.

La situazione può evolversi in una forma ancora più irrigidita, come nel caso della fobia sociale. Da una prospettiva strategica, rientrano in questa tipologia, le persone che si sentono continuamente giudicate e sotto osservazione da parte degli altri, generalmente parlando o altri specifici.

La persona si sente perseguitata dal giudizio altrui, per fare qualche esempio, dall’insegnante, da coetanei o da persone sconosciute. Generalmente, nelle sfere sociali della persona si percepiscono dei “nemici” che in qualche modo pensano male contro di lei, al lavoro, nei contesti educativi, nei luoghi pubblici.

L’evitamento sociale, del contatto e la ricerca dello scontro, sono alcune delle reazioni in risposta alla percezione del giudizio altrui. Si costruiscono così gli effetti della profezia che si autoavvera, in quanto, la sensazione che arriverà agli altri sarà di avversione e porterà loro a adottare lo stesso atteggiamento chiuso e diffidente.  Una credenza diviene verità attraverso i comportamenti che la persona mette in atto sulla base dell’idea originaria di non piacere o di essere non adeguatamente trattato dagli altri. Una catena di reazioni difensive tra persone che si cercano e che nello stesso tempo, si sentono, ognuna dal proprio punto di vista, rifiutate.

L’intervento terapeutico consiste nella costruzione di nuove soluzioni che portino a raggirare la resistenza del bambino o della persona coinvolta, a trasformare i suoi timori o paure subite in situazioni gestite, dal punto di vista comportamentale e da quello emotivo.

Bibliografia suggerita:

” L’ingannevole paura di non essere all’altezza” di R. Milanese 2020, Ponte alle Grazie Edizioni

“Paura, panico, fobie” di G. Nardone 2014, Tea Edizioni

“Oltre i limiti della paura. Superare rapidamente le fobie, le ossessioni e il panico” di G. Nardone 2000 BUR Edizioni

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