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Il cancro nelle famiglie: la fase di fine vita

I bisogni della famiglia nella fase di fine vita

Quando si parla di “bisogni del malato” bisogna considerare le varie dimensioni del bisogno. Essi emergono non solo a livello individuale (nella persona malata) ma anche a livello dei sistemi in cui la persona è inserita e quindi vi sono i bisogni di una famiglia, di una rete di amici, di una rete curante ecc. La famiglia, in quanto il principale contenitore di bisogni e cure della persona che soffre, risponde con le proprie esigenze in una delle fasi più difficili della malattia oncologica, ovvero la fase di fine vita.

I bisogni della famiglia nella fase di fine vita

Talvolta purtroppo arriva quel momento in cui il paziente e la sua famiglia si sentono dire quelle parole così terrificanti: “la progressione è nettamente visibile… speravamo e abbiamo fatto di tutto perché non si verificasse…” Usciti dalla stanza confusione, stordimento, paure, disperazione, rabbia accompagnano le persone coinvolte in questa condanna. Spesso per il paziente è solo una conferma ai suoi presentimenti . La persone malate talvolta sono i primi a rendersi conto del loro stato, anche senza sottoporsi ad ulteriori esami. In quella circostanza viene detto a voce alta!

Il cancro scombussola tutto:

Tutta la quotidianità è centrata sulla malattia: le giornate sono costruite attorno al familiare malato. I dialoghi, le relazioni, parlano quasi costantemente di malattia. Mantenere, per quanto possa essere possibile, le proprie abitudini o aspetti della vita di tutti i giorni, diviene fondamentale per integrare un momento così delicato al proprio percorso di vita.

Cambia la progettualità: la famiglia non può più pensare a lungo termine ma le proprie scelte sono legate al qui ed ora. In questa fase può sembrare difficile organizzarsi ma è fondamentale portare avanti piccoli progetti che aiutino a mantenere il senso di continuità delle proprie dimensioni individuali o familiari. Una uscita con gli amici, un film al cinema o semplicemente dei piccoli spazi per sè sono importanti e favorenti una migliore assistenza del proprio caro.

Cambiano le interazioni sociali: minori scambi sociali sia perché deve essere fornita maggior assistenza al paziente, sia perché minore è il desiderio di contatto con gli altri a causa dell’influenza della diagnosi sull’umore. Mantenere i contatti sociali può risultare difficile ma si può fare dichiarando il bisogno di non parlarne oppure mantenere un contatto con le persone più vicine in quel momento e con le quali ci si può sentire più tranquilli a farlo. Importante è non chiudersi e isolarsi in un momento che di per sè crea il bisogno di rannichiarsi e che può trasformasi in una sorta di isolamento anche emotivo.

La malattia si ripercuote sull’equilibrio economico: tickets, medicamenti, ulteriori visite mediche specialistiche volute dal paziente, spese per i viaggi ed alloggio. Diminuisce l’impegno lavorativo se non costretti a farlo cessare del tutto. Tutti hanno dei bisogni e ogni bisogno è importante, non sempre si ha la possibilità o il coraggio di coglierli o semplicemente non ci si autorizza a farlo. Spesso si può pensare che non ci può essere spazio per desideri o bisogni personali o addirittura sentirsi in colpa quando avviene. In questa fase della malattia, è importante concentrarsi non solo su quelli che possono essere i bisogni del proprio caro ma anche quelli personali. Tutti hanno dei bisogni e non ci sono bisogni più importanti di altri. Ci possono essere delle priorità, ma nella priorità impegnarsi a dedicarsi un piccolo pensiero o spazio per se stessi può solo aiutare e favorire una presenza e gestione migliore di tutta la situazione.

Curati dei tuoi pensieri; diventeranno parole.
Curati delle tue parole; diventeranno azioni.
Curati delle tue azioni; diventeranno abitudini.
Curati delle tue abitudini; diventeranno il carattere.
Curati del tuo carattere; diventerà il tuo destino.
(Ralph Waldo Emerson)

Lindita Prendi, Eleonora Campolmi *

*Psicoterapeute del Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo

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