Come parlare della malattia oncologica in famiglia
Un tumore stravolge la vita e i progetti della persona mettendo in discussione gli equilibri vitali e generando nuove condizioni di vita e di vissuto. Uno degli aspetti critici durante il percorso di cura è quello di affrontare l’argomento tumore con la rete dei familiari. Come parlare della malattia oncologica in famiglia?
Diversi sono gli aspetti che possono ostacolare la comunicazione quando in famiglia si vive un cancro, perché diciamocelo: il cancro diventa della famiglia tutta!
Le difficoltà quindi possono essere:
- di tipo personale, timore o paura di far soffrire;
- credenze errate e associate all’idea di morte;
- sensazione di non riuscire a reggere il peso.
Non so cosa dire è una frase molto frequente di persone che affrontano il tumore o la malattia dei loro cari. In questi casi comunicare è spesso difficile e doloroso. Si è intimoriti di fronte alla paura di parlare nel momento sbagliato, la paura di dire la frase non giusta, la difficoltà a trovare le parole.
E come si fa a comunicare la malattia alle persone cui tieni di più in un momento in cui si sente il bisogno di urlare il proprio dolore e le proprie paure? Come si fa a pronunciare la parola tumore
se essa rimanda il peso di una condanna, tanto che si sente il bisogno di velarla sotto le forme più svariate: il male, la cosa, la macchia…
Il difficile sta nel cominciare. (Proverbio)
Come dirlo in famiglia e ai bambini?
Purtroppo non ci sono formule magiche che assicurano la frase giusta ma anche perché non esiste una frase più giusta di un’altra. Ciò che conta non è soltanto ciò che diciamo bensì come lo facciamo. Come detto sopra non ci sono le parole o il momento giusto. Non c’è un tempo prima o un tempo dopo che permette l’essere pronto, ci può essere un tempo… e qualche piccolo suggerimento per concederselo e maturarlo:
- Creare il momento e le parole proprie. Non c’è un tempo in cui dovrebbe avvenire e la parola che si dovrebbe dire… Il segreto sta nel cominciare!
- Non è necessario informare in modo esaustivo e dettagliato, concedersi la possibilità di comunicare informazioni a imbuto, aiuta non solo chi deve dare la notizia ma anche chi la riceve, poiché ne permette l’assimilazione e l’assorbimento.
- Con i bambini più piccoli oltre alle informazioni a piccole dosi, si può comunicare aiutandosi con una storia o un racconto, secondo l’età del bambino. I bambini sono così aiutati a capire una situazione delica
ta, attraverso un modo per loro familiare insieme all’adulto di riferimento.
- Ricordiamoci che ci si può toccare, abbracciare e anche stare in silenzio… La comunicazione non verbale è il canale privilegiato attraverso il quale veicolare non soltanto il contenuto ma anche la componente di relazione del messaggio (Watzlawich, Beavin e Jackson, 1971).
Il silenzio accompagnato dal linguaggio del corpo, infatti, è spesso la migliore comunicazione poiché permette di sostare su una situazione delicata senza che ci sia il bisogno di riempirlo con le parole. - Autorizzarsi di vivere questo momento come viene. Spesso si ha paura di vomitare le emozioni e si preferisce un’alternativa non migliore: reprimerle. Emozionarsi o piangere non è segno di debolezza, anzi, le emozioni fanno parte del processo comunicativo e relazionale. Emozionarsi significa trasportare e trasmettere autenticamente anche la più difficile delle comunicazioni.
- Ricordarsi che non si hanno le risposte a tutto. Rispondere quando si può e autorizzarsi di dire non lo so quando le risposte non si hanno. Con i bambini più piccoli, si ha il timore che possano soffrire e si tende a rassicurarli con risposte desiderate. Ricordiamoci che i bambini hanno tante risorse ed è funzionale per tutti, grandi e piccini, supportarsi nell’incertezza poiché favorisce il processo di adattamento a un percorso che è imprevedibile di per sé.
- Quando si deve affrontare un familiare malato potrebbe darsi che senta il bisogno di non parlarne. E’ importante concedere al bambino il tempo di cui necessita, in questo caso si può semplicemente trasmettere il fatto che si è disponibili qualora sentisse il bisogno di farlo.
- Una giusta dose di umore facilita la comunicazione e la relazione. Farlo con una persona che sta affrontando una malattia, diviene utile per farlo sentire a suo agio ma soprattutto, se c’è un bisogno da accogliere in chi affronta un tumore, è evitare di farlo sentire malato.
Abbi ben chiaro le cose da dire, le parole verranno.
(Catone)
Lindita Prendi, Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo