Caratteristiche e tipologie di tic
I tic sono movimenti involontari rapidi, senza scopo, ripetitivi (tic muscolari o motori) oppure parole e/o suoni involontari, improvvisi, spesso ripetitivi (tic vocali), caratterizzati dalla difficoltà a controllarli sotto sforzo cosciente se non per brevissimo tempo. I tic, molto comuni nei bambini, variano ampiamente in termini di gravità e invalidità nella quotidianità. Molti di questi sono lievi, scompaiono da soli e spesso non vengono riconosciuti come un disturbo da genitori e adulti di riferimento, altri, necessitano di un intervento mirato e specifico in quanto compromettenti anche le più ordinarie attività di vita come giocare, concentrarsi su compiti o prestazioni di vario genere.
Alcuni esempi di tic molto comuni sono: la necessità di strizzare gli occhi, ghignare, muovere a scatti il capo, muoversi in qualche altro modo come dondolare, produrre un suono vocale, cantilene, raschiare la gola e così via. La manifestazione dei tic è l’espressione del bisogno irresistibile a farlo anche se l’azione non è volontaria e il bambino coinvolto spesso lo mette in atto dopo aver provato a frenarlo senza però riuscirci.
Da un punto di vista diagnostico secondo il DSM V, in base al quadro specifico e alla complessità, la presenza di tic motori e vocali per un periodo di tempo che supera l’anno viene inquadrata nella sindrome di Tourette anche se, l’intervento quando tempestivo e mirato, può essere totalmente risolutivo e circoscritto nel tempo.
La reazione di adulti e piccini
La reazione dei genitori o comunque degli adulti di riferimento di fronte al bambino che mette in atto i tic siano essi singolari, multipli e in sequenza, varia in base alla situazione, alla frequenza e alla invalidità del comportamento manifestato. La funzionalità dell’intervento degli adulti dipende da diversi aspetti, come, il modo in cui l’adulto si rivolge al bambino, cosa si propone come soluzione, la complessità del tic o rituale che sia e dalle caratteristiche del bambino stesso.
- Invitare il bambino a controllare il tic, minimizzare il problema o la difficoltà del bambino a frenare il bisogno di mettere in atto i propri rituali, razionalizzare il problema attraverso spiegazioni continue, punire o addirittura etichettare il bambino in base al tic che mette in atto, sono alcuni interventi non solo controproducenti ma anche alimentatori del problema stesso.
- Non sempre intervenire e insistere con la stessa strategia è la soluzione corretta specie se applicata a un problema che avrebbe già smesso di esistere se l’intervento fosse stato funzionale. A volte, è giusto chiedersi non solo cosa fare di diverso o di nuovo ma anche se ciò che si sta mettendo in atto sta funzionando oppure no.
È importante comprendere che nel caso di tic molto invalidanti il bambino interessato non solo soffre ed è molto dispiaciuto per non riuscire a controllarlo ma molto spesso si sente anche in colpa quando ad aggiungersi al suo dispiacere vi è anche la delusione del genitore. Di tutto ha bisogno in quel momento tranne che essere rimproverato, punito o etichettato. Il tentativo di frenare qualcosa che non dipende dal controllo volontario non solo porta a una maggiore perdita di controllo su di essa ma inoltre, aumenta il senso di impotenza e di frustrazione agendo negativamente sull’autostima e la fiducia in sé stessi.
Da un punto di vista di inquadramento e intervento strategico è indispensabile un’attenta indagine che miri a individuare la logica di funzionamento e di mantenimento del problema, delle strategie agite dai genitori e dal bambino stesso che non hanno prodotto i risultati desiderati per poi rovesciare il tutto attraverso l’uso di stratagemmi specifici che portino alla rottura dei meccanismi viziosi alimentatori del problema e alla costruzione delle strategie d’intervento adeguate. L’intervento strategico ha come obiettivo principale la ripresa del controllo funzionale sul problema e la trasformazione dei meccanismi patogeni in un nuovo modo di percezione e reazione alla propria realtà.
Bibliografia suggerita:
Bartoletti M. (2017), “Cambiare per crescerli. L’intervento strategico per bambini in età prescolare”. Editore ilmiolibro self publishing
Nardone, G. e il Centro di Terapia Strategica (2012), “Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Problemi e soluzioni per il ciclo della vita”, Editore Ponte alle Grazie, Milano
Nardone, G., Giannotti, E., Rocchi, R. (2001), “Modelli di famiglia”, Editore Ponte alle grazie, Milano